Il Manager in musica
Per introdurre il ciclo di incontri che collegano la direzione d’orchestra alla direzione d’impresa (vedi box a pagina 44), ho posto a Daniele Agiman, direttore d’orchestra sinfonica e docente di direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano, nonché uno dei due relatori del citato ciclo di incontri, alcune domande utili per approfondire il tema del Manager in musica.
Dalle risposte di Agiman ho cercato di trarre utili e originali spunti per interpretare in modo innovativo e con successo il ruolo manageriale nei turbolenti, complessi e imprevedibili contesti nei quali operano attualmente le imprese (vedi intervista a fianco).
La formazione di un quartetto ha molte analogie con il funzionamento di un team concentrato e la direzione d’orchestra ha molte assonanze con l’organizzazione e la gestione di un’impresa o di una complessa unità organizzativa.
Gian Carlo Cocco intervista il Maestro Daniele Agiman
Esaminiamo alcuni spunti
L’integrazione consente di realizzare la prestazione eccellente dell’orchestra. Allo stesso modo,se i componenti di un’organizzazione non riescono a creare sintonia tra loro, e anche con i clienti e i fornitori, non riusciranno mai a ottenere e mantenere il successo sul mercato.
I nemici dell’eccellenza in un’esecuzione musicale sono le trappole mentali citate nell’intervista. Le trappole mentali sono presenti, e ancor più diffuse e pericolose, anche nel mondo organizzativo. Sono caratterizzate dal ricorso a formulazioni errate, dall’accettazione di stimoli distorcenti e da impedimenti emotivi.
Come combattere le trappole mentali?
Acquisirne consapevolezza e, conseguentemente, non sottovalutarle: l’esempio del direttore che crede di ascoltare ciò che risuona nella sua mente, anziché ciò che eseguono gli orchestrali, è illuminante.
Il fondamentale contributo di un direttore d’orchestra sinfonica, come ricorda Herbert von Karajan, è quello di consentire al gruppo degli orchestrali di mettersi nella “giusta disposizione” e di raggiungere lo “stato di grazia musicale”.
Ebbene, per affrontare i complessi e imprevedibili mercati occorre
che i manager sappiano mettere i propri collaboratori e se stessi nella giusta disposizione e raggiungere lo stato di grazia professionale.
Lo stato di grazia professionale, che ogni manager ha già raggiunto nel passato quando ha ottenuto risultati eccellenti, senza averne consapevolezza e non sapendo come riprodurlo, può essere con maggiore frequenza programmato e raggiunto sapendo che deriva dall’armonizzazione dei cosiddetti “tre cervelli”: il cervello corticale che presidia i processi cognitivi, il cervello limbico che presidia i processi emotivi, il tronco encefalico che presidia i processi istintivi.
Trance agonistica
Lo stato di grazia professionale è confrontabile alla trance agonistica, al cosiddetto “flusso” che consente agli sportivi e agli artisti di ottenere prestazioni eccellenti nei
momenti chiave della loro attività.
Così come l’essenza della direzione d’orchestra consiste nel coraggio di affrontare una complessità apparentemente caotica, anche l’essenza della nuova managerialità deve basarsi sul coraggio di affrontare la complessità e l’imprevedibilità ricorrendo alle citate tre risorse mentali (fino al recente passato ai manager era richiesto di fare ricorso sostanzialmente al sistema cognitivo, rifuggendo le emozioni e le spinte istintive).
L’essenza della nuova managerialità consiste nel non spaventarsi davanti alle ipotesi che possono verificarsi “cigni neri”. Ricorrere,
quindi, ai vantaggi dell’antifragilità che consente di “prosperare nel disordine” sfruttando, senza timore, la complessità e le difficoltà come fa un surfista con le minacciose onde degli oceani.
No alla frenesia
In altri termini (come ci insegna la direzione d’orchestra sinfonica), occorre non farsi travolgere dall’attuale diffusa e contagiosa frenesia, salvaguardando i propri tempi di riflessione e apprendimento (anche tramite l’auto-coaching).
In sostanza: prevedere il peggio per prepararsi al meglio senza cadere nella trappola del pessimismo e della sfiducia.