Trappole mentali dell’intelligenza logico-razionale. Ci si può liberare?
Ci rifacciamo alle domande sottoposte al prof. Gian Carlo Cocco per approfondire l’argomento delle trappole mentali, citando alcuni spunti da un suo articolo apparso su ItaliaRinasce e uno stralcio da un intervento sul libro “Neuroscienze e management” a cura di Maria Emanuela Salati e Attilio Leoni, 320 pagine, edizione Guerini Next, collana BP.
Le neuroscienze hanno consentito di ampliare il concetto restrittivo di intelligenza (come facoltà sostanzialmente razionale) che ha imperato per tutto il XX secolo e di evidenziare una gamma di facoltà cognitive, emozionali e percettive, definibili intelligenze multiple, che caratterizzano ogni essere umano. (…)
Secondo le neuroscienze la mente umana, pur esprimendo potenzialità enormi, è caratterizzata da limiti molto ampi e diffusi catalogabili in specifiche trappole mentali. Queste trappole sono in grado di originare menomazioni e inconvenienti che possiamo rilevare quotidianamente nei comportamenti individuali e collettivi di natura economia, politica e sociale. (…)
La diffusione delle trappole mentali è la conseguenza della tendenza umana a cedere agli autoinganni (che hanno una forte valenza tranquillizzante e consolatoria). D’altra parte, gli autoinganni traggono origine dai processi di inganno, una delle manifestazioni più presente e diffusa non solo tra gli esseri umani, ma in tutto il mondo vivente.
I tentativi di perpetrare inganni, paradossalmente, tendono a stimolare, nei soggetti dell’inganno stesso, lo sviluppo delle intelligenze in un costante processo evolutivo. In campo economico e politico gli inganni si basano sulla manipolazione della fiducia e, quindi, sulla malafede, per consentire vantaggi di una parte sul rimanente della collettività.
Tra le principali trappole dell’intelligenza logico-razionale possiamo annoverare le seguenti:
- Avversione alle perdite che fa percepire il dolore derivante dalle perdite, maggiore del piacere provocato dai guadagni. L’avversione alle perdite spinge a correre rischi elevati quando si sperimentano perdite reali (dimostrata dai comportamenti diffusi nelle situazioni pre-fallimentari e dallo scatenamento delle bolle speculative). Questa trappola può essere inquadrata preferibilmente tra quelle dell’intelligenza matematica e, comunque, sintetizza la “teoria del prospetto” enunciata da Kahmeman e Tversky.
- Pigrizia mentale che porta ad accettare impostazioni e conclusioni che appaiono valide senza verificarle.
- Effetto tipicità che porta ad esaltare ciò che appare più facile immaginare, in quanto tipico o rappresentativo.
- Sicumera che porta a sovrastimare le proprie competenze ritenendosi esperti e conseguentemente adottando processi mentali inconsapevolmente superficiali.
- Propensione all’accessibilità che porta a considerare fondamentali le informazioni più disponibili o più facilmente accessibili.
- Correlazione illusoria che porta a scorgere legami e connessioni, anche quando non esistono, perché forniscono una visione d’insieme apparentemente coerente. La correlazione illusoria è ancestralmente presente nel corredo delle trappole mentali in quanto è alla base di ogni tipo di superstizione e di falsa credenza.
- Scelte incorniciate che inducono a lasciarsi influenzare dal quadro di riferimento nel quale viene inserito il fenomeno in esame (ad esempio percentuali di sopravvivenza o di morte identiche, ma alternativamente esaltate).
- Ricerca delle conferme anziché delle confutazioni con il fine di validare le proprie convinzioni e sminuire gli argomenti che le contraddicono.
- Effetto della prospettiva temporale che deriva dalla maggiore incidenza che i fenomeni più vicini temporalmente hanno nella memoria. Nell’ambito dei mass media questo limite è particolarmente evidente.